Dopo le mafie

Dopo le mafie

La confisca dei beni può essere uno strumento di grande efficacia nella lotta alla mafie e alla criminalità organizzata perché ha un valore simbolico, prima ancora che direttamente economico.

La sua valenza simbolica, però, si esprime pienamente solo se il bene confiscato diventa effettivamente un bene della comunità, se viene vissuto, usato, goduto dalla comunità cui era stato sottratto, se diventa occasione e strumento per nuove iniziative sociali, culturali, economiche che rinsaldano il senso di comunità.

Questo purtroppo accade ancora di rado.

I beni sottratti alla mafia sono molti (la Lombardia è la prima regione del Nord per beni confiscati), ma troppo spesso il loro destino resta sospeso.

Alcuni Comuni preferiscono evitare l’assegnazione del bene e le ‟grane” che possono derivarne. In altri casi, il bene viene acquisito al patrimonio del Comune, ma l’Amministrazione non riesce a sfruttare l’opportunità che esso rappresenta, perché mancano le informazioni e le competenze necessarie o il contesto sociale è particolarmente ostile. In altri casi ancora, si fatica a definire un progetto, legato al bene, che sia davvero utile e condiviso dalla comunità, e il bene viene frettolosamente assegnato a un’associazione che non riesce a portare a termine il compito affidatole.

Dopo le mafie. Progetto per la valorizzazione e la gestione partecipata dei beni confiscati è un progetto sperimentale, che vuole mettere a punto un nuovo modello di intervento. Protagonisti del processo sono le istituzioni, i cittadini, i centri di produzione culturale e di formazione, le scuole e le biblioteche, le associazioni e i gruppi informali, i professionisti appunto, chiamati, tutti insieme, ad avviare una riflessione sul significato profondo dell’iniziativa e sulla elaborazione di un progetto specifico per il bene confiscato che si trova nel territorio comunale.

Nel biennio 2017 – 2018, la prima edizione del progetto ha coinvolto i Comuni di Milano, Rho, Pero e Rozzano ed è stato sostenuto da Fondazione Cariplo, da Banca Etica e da FederNotai. In ciascuno di questi comuni, il progetto ha assunto caratteristiche specifiche, strettamente legate al contesto territoriale e sociale, alle specificità del bene, alla disponibilità della comunità di mettersi in gioco, agli strumenti amministrativi e legati già introdotti dall’amministrazione.

Nelle diverse fasi di sviluppo del progetto, inoltre, Circola si è avvalsa anche della collaborazione di altre figure autorevoli – tra queste, Gianluca Varraso ed Enrico Mancuso (Università Cattolica di Milano), Roberto De Luca (STUDIORDL – advisory, compliance e progetti per imprese ed enti), Stefano Boeri, Transparency International – e di artisti, fotografi, registi, giornalisti, scrittori, che hanno affiancato, in particolare, i ragazzi delle scuole dei territori coinvolti.

In ciascuno di questi comuni, attraverso il progetto, si è arrivati a presentare alle amministrazioni delle proposte specifiche, formulate da soggetti del territorio coinvolti nel percorso, per la gestione temporanea del bene. Queste proposte si sono tradotte nei primi Patti di Collaborazione su beni confiscati alla criminalità in Italia.  

A Milano, inoltre, Circola ha affiancato il Comune nella messa a punto delle Linee Guida sulla gestione dei beni comuni e dei beni confiscati.

La prima edizione del progetto si conclude il 31 dicembre 2018 e verrà festeggiata con un convegno presso l’Acquario civico di Milano l’11/12.


Rozzano
Un Patto per la villetta di via Molise 5


Milano
Una biblioteca condominiale in un appartamento confiscato


Rho
Un terreno confiscato affidato a una scuola pubblica


Pero
Le linee guida per la gestione dei beni comuni